“Se avete sensazioni negative
che non riuscite a spiegarvi
non date retta alla razionalità
ma al vostro fiuto,
allontanatevi e mettetevi
in salvo immediatamente!!”
Quando si parla di violenza fisica, di percosse risulta
chiaro immaginare e visualizzare ciò di cui si sta parlando. Vengono alla mente
i lividi, gli ematomi…ma meno chiara è la violenza di tipo morale, sottile, ma
profondamente tagliente nell'animo delle donne che la subiscono.
Spesso non
viene nemmeno riconosciuta come una forma di violenza o di sopruso, in quanto
si stabilisce come modalità relazionale all'interno della coppia.
Tale tipo di violenza viene definita, tecnicamente "mobbing" familiare. Si manifesta, di sovente, con silenzi colmi di rancore e disprezzo,
alternati a parole taglienti, ad atteggiamenti di potere e dominio, volti a
ledere l’autostima della donna.
Gli uomini agenti tale modalità non sono in grado di vivere
relazioni paritetiche, di reciprocità. Il bisogno è quello di dominare la
donna, attraverso la sistematica demolizione di ogni sua sicurezza,
annientandone la personalità.
Inizia tutto con battute, derisioni sprezzanti, ossia con
una modalità aggressiva subdola, che disorienta la donna, la quale tende a
giustificare il compagno/marito. Solo quando tale atteggiamento diventa
abituale, la donna è in grado di coglierne l’aggressività latente.
La violenza psicologica si sviluppa, in seguito, con forme
di derisione e ridicolizzazione, espresse anche in pubblico. L’uomo priva la
donna di qualsiasi possibilità di espressione, beffandosi dei suoi punti deboli
e mettendo in dubbio le sue capacità di giudizio e decisione.
Ogni scambio comunicativo all'interno della coppia sfocia in
un conflitto, da cui la donna ne esce sconfitta e destabilizzata. Non vi è
reale interesse, da parte dell’uomo, ad ascoltare la propria compagna.
L’intento è quello di creare un malinteso, a partire dalle parole della donna,
da sfruttare a proprio vantaggio.
Di fronte a tale situazione molte donne soccombono. Dapprima
si sforzano di essere comprensive, scusando il proprio uomo per affetto. Man mano si insinua nella loro mente il pensiero di essere le
uniche a poterlo capire e aiutare, arrivando a giustificare tutto. Le vittime
nutrono la speranza che l’altro cambi, che capisca la sofferenza che infligge
loro e che se ne penta.
La resistenza e la capacità di opporsi e reagire delle donne
vengono meno.
La violenza psicologica subita nel contesto familiare è una
ragnatela tessuta gradualmente nel corso del tempo. Il sentimento prevalente
sottostante l’incapacità di reagire delle donne è la paura. La paura
immobilizza ed impedisce di immaginari scenari diversi. Questo spiega come
possano mantenersi, per lungo tempo, relazioni di questo tipo.
Ovviamente le donne incatenate nelle maglie di un rapporto
così insano, manifestano il loro disagio psicologico facendo “parlare” il
corpo, attraverso un senso di spossatezza generalizzata e prolungata nel tempo,
apatia, disturbi dell’umore (depressione). L’immagine che bene simboleggia tale
malessere è un corpo femminile inerme ripiegato su stesso.
Gli uomini che instaurano modalità relazionali di questo
tipo sono, a loro volta, vittime di se stessi, o meglio del bisogno costante di
essere rassicurati del proprio valore. Non c’è desiderio di condivisione con
l’altro, bensì di controllo totale sull'altro. Sono uomini che diventano
despoti assoluti nel loro “regno”, che sono le mura domestiche.
Ritengo sia davvero importante riflettere sulla violenza
psicologica/morale poiché ne sono vittime molte donne, rinchiuse, nel loro
dolore, tra mura che si fanno troppo spesse per riuscire a far passare il
messaggio di sofferenza e la richiesta di aiuto.
Per placare il “germe” di tale tipo di violenza sarebbe
indispensabile recuperare un linguaggio delle emozioni, con cui saper
riconoscere e trattare i propri affetti, come base per relazioni adeguate e
paritetiche.
"Il manipolatore altro non è che un vampiro affettivo.. vi
succhierà senza ritegno fino a svuotarvi per poi buttarvi via alla prima
occasione, non appena apparirà all'orizzonte una nuova preda."
«Qualunque cosa distrugga la libertà non è amore.
Deve trattarsi di altro,
perché amore e libertà vanno a braccetto,
sono due ali dello stesso gabbiano».
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